La classificazione ICIDH (International Classification of Impairments Disabilities and Handicaps) del 1980 dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) distingueva tra:
- menomazione intesa come perdita o anormalità a carico di una struttura o una funzione psicologica,fisiologica o anatomica e rappresenta l'estensione di uno stato patologico. Se tale disfunzione è congenita si parla di minorazione;
- disabilità, ovvero qualsiasi limitazione della capacità di agire, naturale conseguenza ad uno stato di minorazione/menomazione;
- handicap, svantaggio vissuto da una persona a seguito di disabilità o minorazione/menomazione.
Questo significa che mentre la disabilità viene intesa come lo svantaggio che la persona presenta a livello personale, l'handicap
rappresenta lo svantaggio sociale della persona con disabilità. L'ICIDH
prevede la sequenza: Menomazione--->Disabilità--->Handicap, che,
tuttavia, non è automatica, in quanto l'handicap può essere diretta
conseguenza di una menomazione, senza la mediazione dello stato di
disabilità. Le origini della parola “handicap” risalgono a descrivere
una condizione di svantaggio fisico; questa parola descrive 2 dati di
fatto che, dall’inglese possono fare scaturire un’immagine precisa di
ciò che vuole descrivere. Scomponendo questa parola, si denota un
significato che molti non sanno, perché è sempre stato dato per scontato
il concetto vero e proprio di: "handicap". La parola handicap racchiude
2 parole: "hand" e "cap". Dall'inglese "hand" significa mano e "cap"
significa cappello. Traducendo la parola intera, si deduce la seguente
descrizione: “mano nel cappello”. Si parla di handicap per descrivere
uno svantaggio fisico, senza tenere in considerazione la condizione che
si crea, quando viene detta questa parola, che può manifestare nel
disabile un senso di disagio e rabbia per la sua situazione. Per
descrivere la situazione di una persona disabile molto spesso la tv usa
il termine "handicap", senza contare a chi è disabile, la situazione di
imbarazzo che si crea in lui. Tale classificazione negli anni ha
mostrato una serie di limitazioni.
- Non considera che la disabilità è un concetto dinamico, in quanto può anche essere solo temporanea.
- È difficile stabilire un livello oltre il quale una persona può considerarsi disabile.
- La sequenza può essere interrotta, nel senso che una persona può essere menomata senza essere disabile.
- Nell'ICIDH si considerano solo i fattori patologici, mentre un ruolo determinante nella limitazione o facilitazione dell'autonomia del soggetto è giocato da quelli ambientali.
Negli anni 90, l'OMS ha commissionato a un gruppo di esperti di
riformulare la classificazione tenendo conto di questi concetti. La
nuova classificazione, detta ICF (International Classification of
Functioning) o Classificazione dello stato di salute, definisce
lo stato di salute delle persone piuttosto che le limitazioni,
dichiarando che l'individuo "sano" si identifica come "individuo in
stato di benessere psicofisico" ribaltando, di fatto la concezione di
stato di salute. Introduce inoltre una classificazione dei fattori
ambientali.
Il nuovo standard ICF
Il concetto di disabilità cambia e secondo la nuova classificazione
(approvata da quasi tutte le nazioni afferenti all'ONU) e diventa un termine ombrello
che identifica le difficoltà di funzionamento della persona sia a
livello personale che nella partecipazione sociale. In questa
classificazione i fattori biomedici e patologici non sono gli unici
presi in considerazione, ma si considera anche l'interazione sociale:
l'approccio, così, diventa multiprospettico: biologico, personale,
sociale. La stessa terminologia usata è indice di questo cambiamento di
prospettiva, in quanto ai termini di menomazione, disabilità ed handicap
(che attestavano un approccio essenzialmente medicalista) si
sostituiscono i termini di Strutture Corporee, Attività e
Partecipazione. Di fatto lo standard diventa più complesso, in quanto si
considerano anche i fattori sociali, e non più solo quelli organici. La
nuova classificazione è subentrata all'ICIDH il 21 maggio 2001 quale
nuovo standard di classificazione dello stato di malattia e di salute.
Differenze tra le due prospettive
L'ICIDH era coerente con una prospettiva organicistica, e il punto di
partenza è sempre lo stato morboso (malattia congenita o sopravvenuta,
incidente) in seguito al quale si origina una menomazione, intesa come
perdita (o anomalia) funzionale, fisica o psichica, a carico
dell'organismo. Tale menomazione può sfociare in disabilità, intesa come
limitazione della persona nello svolgimento delle "normali" attività,
mentre questa può portare all'handicap, ovvero allo svantaggio sociale
che si manifesta nell'interazione con l'ambiente.
Quella dell'ICF è una prospettiva multidimensionale, che non si
limita solo ai fattori organici, definiti come "funzioni" e "strutture
corporee". In effetti l'intero schema dell'ICF è fondamentalmente una
ripartizione in due macrocategorie, a loro volte ulteriormente
suddivise:
- Parte 1: Funzionamento e disabilità, comprendente i fattori organici;
- Strutture corporee (organi e strutture anatomiche in genere)
- Funzioni corporee (le funzioni fisiologiche espletate da tali strutture)
- Parte 2: Fattori contestuali;
- Fattori ambientali (ovvero dell'ambiente fisico - sociale)
- Fattori personali, consistenti nella capacità d'interazione con l'ambiente fisico - sociale.
Ogni fattore interagisce con gli altri, ed i fattori ambientali e
personali non sono meno importanti dei fattori organici. Lo schema
generale è: funzioni e strutture corporee <--> Attività <-->
Partecipazione.
In sostanza l'ICIDH valutava i fattori di disabilità iniziando dalla
menomazione, mentre l'ICF valuta le abilità residue dell'individuo (tale
ottica è evidente sin dal nome dello standard, ovvero "classificazione
internazionale delle funzionalità"), sostituendo al concetto di "grado
di disabilità" quello di "soglia funzionale".
Quindi la disabilità stessa viene vista in senso dinamico, in quanto
non solo dipendente da stati patologici cronici, ma anche da fattori
psichici e sociali, fattori necessariamente in costante evoluzione.
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