Il mondo della disabilità negli ultimi trent'anni ha vissuto profonde
trasformazioni e,a partire dagli anni '70, ha preso corpo un'azione di
rinnovamento dei servizi e degli interventi a favore del disabile
[1].
Questa fase di mutamenti coincide con l'inizio di un progressivo
decentramento delle competenze, che dallo Stato sono passate alle
Regioni. Tanto che il cosiddetto processo d'inserimento dei portatori di
handicap, oggetto delle politiche sociali di quegli anni è andato via
via affinandosi, sino a diventare, oggi, un processo d'integrazione. In
oltre, tra i due termini inclusione sociale ed integrazione sociale va
fatta un'importante distinzione:
l’inclusione sociale può essere
definita come la situazione in cui in riferimento ad una serie di
aspetti multidimensionali, che permettono agli individui di vivere
secondo i propri valori, le proprie scelte, di migliorare le proprie
condizioni e rendono le disparità tra le persone e i gruppi socialmente
accettabili. Con il termine
integrazione sociale, si intende,
invece, qualcosa di più profondo, come l’inserimento delle diverse
identità in un unico contesto all’interno del quale non sia presente
alcuna discriminazione. L’integrazione è intesa come il processo
attraverso il quale il sistema acquista e soprattutto conserva un’unità
strutturale e funzionale , quindi va concepita in termini di
mantenimento dell’equilibrio interno del sistema attraverso processi di
cooperazione sociale e di coordinamento tra i ruoli e le istituzioni.
Quello di disabilità non è un concetto universale, ma molto spesso la
sua definizione è legata al ricercatore e/o al tipo di ricerca che si
sta effettuando. Non esiste attualmente, a livello internazionale,
un'univoca definizione del termine, anche se il concetto di
disabilità è stato dibattuto in occasione della
Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità, redigendo un documento finale approvato dall'Assemblea generale il 25 agosto 2006.
La classificazione ICIDH
La classificazione ICIDH (
International Classification of Impairments Disabilities and Handicaps) del 1980 dell'
Organizzazione mondiale della sanità (OMS) distingueva tra:
- menomazione[2]
intesa come perdita o anormalità a carico di una struttura o una
funzione psicologica,fisiologica o anatomica e rappresenta l'estensione
di uno stato patologico. Se tale disfunzione è congenita si parla di minorazione;
- disabilità, ovvero qualsiasi limitazione della capacità di agire, naturale conseguenza ad uno stato di minorazione/menomazione;
- handicap, svantaggio vissuto da una persona a seguito di disabilità o minorazione/menomazione.
Questo significa che mentre la disabilità viene intesa come lo svantaggio che la persona presenta a livello personale, l'
handicap
rappresenta lo svantaggio sociale della persona con disabilità. L'ICIDH
prevede la sequenza: Menomazione--->Disabilità--->Handicap, che,
tuttavia, non è automatica, in quanto l'handicap può essere diretta
conseguenza di una menomazione, senza la mediazione dello stato di
disabilità. Le origini della parola “handicap” risalgono a descrivere
una condizione di svantaggio fisico; questa parola descrive 2 dati di
fatto che, dall’inglese possono fare scaturire un’immagine precisa di
ciò che vuole descrivere. Scomponendo questa parola, si denota un
significato che molti non sanno, perché è sempre stato dato per scontato
il concetto vero e proprio di: "handicap". La parola handicap racchiude
2 parole: "hand" e "cap". Dall'inglese "hand" significa mano e "cap"
significa cappello. Traducendo la parola intera, si deduce la seguente
descrizione: “mano nel cappello”. Si parla di handicap per descrivere
uno svantaggio fisico, senza tenere in considerazione la condizione che
si crea, quando viene detta questa parola, che può manifestare nel
disabile un senso di disagio e rabbia per la sua situazione. Per
descrivere la situazione di una persona disabile molto spesso la tv usa
il termine "handicap", senza contare a chi è disabile, la situazione di
imbarazzo che si crea in lui.
Lo schema è il seguente:
Menomazione
- Intellettive
- Psicologiche
- Linguistiche
- Auricolari
- Oculari
- Viscerali
- Scheletriche
- Deturpanti
- Sensoriali e altro
|
Disabilità
- Disabilità comportamentale
- Comunicativa
- Nella cura personale
- Disabilità locomotoria
- Assetto corporeo
- Destrezza
- Circostanziale
- In attitudini particolari
- Altre limitazioni
|
Handicap
- Orientamento
- Indipendenza fisica
- Mobilità
- Occupazionale
- Integrazione sociale
- Autosufficienza economica
- Altri tipi di handicap
|
Tale classificazione negli anni ha mostrato una serie di limitazioni.
- Non considera che la disabilità è un concetto dinamico, in quanto può anche essere solo temporanea.
- È difficile stabilire un livello oltre il quale una persona può considerarsi disabile.
- La sequenza può essere interrotta, nel senso che una persona può essere menomata senza essere disabile.
- Nell'ICIDH si considerano solo i fattori patologici, mentre un ruolo
determinante nella limitazione o facilitazione dell'autonomia del
soggetto è giocato da quelli ambientali.
Negli anni 90, l'OMS ha commissionato a un gruppo di esperti di
riformulare la classificazione tenendo conto di questi concetti. La
nuova classificazione, detta ICF (International Classification of
Functioning) o
Classificazione dello stato di salute, definisce
lo stato di salute delle persone piuttosto che le limitazioni,
dichiarando che l'individuo "sano" si identifica come "individuo in
stato di benessere psicofisico" ribaltando, di fatto la concezione di
stato di salute. Introduce inoltre una classificazione dei fattori
ambientali.
Il nuovo standard ICF
Il concetto di disabilità cambia e secondo la nuova classificazione
(approvata da quasi tutte le nazioni afferenti all'ONU) e diventa un
termine ombrello
che identifica le difficoltà di funzionamento della persona sia a
livello personale che nella partecipazione sociale. In questa
classificazione i fattori biomedici e patologici non sono gli unici
presi in considerazione, ma si considera anche l'interazione sociale:
l'approccio, così, diventa multiprospettico: biologico, personale,
sociale. La stessa terminologia usata è indice di questo cambiamento di
prospettiva, in quanto ai termini di menomazione, disabilità ed handicap
(che attestavano un approccio essenzialmente medicalista) si
sostituiscono i termini di Strutture Corporee, Attività e
Partecipazione. Di fatto lo standard diventa più complesso, in quanto si
considerano anche i fattori sociali, e non più solo quelli organici.
Funzioni corporee
- Funzioni mentali
- Funzioni sensoriali e dolore
- Funzioni della voce e dell'eloquio
- Funzioni dei sistemi cardiovascolare, ematologico, immunologico, respiratorio
- Funzioni dell'apparato digerente e dei sistemi metabolico ed endocrino
- Funzioni riproduttive e genitourinarie
- Funzioni neuro - muscolo - scheletriche correlate al movimento
- Funzioni cutanee e delle strutture correlate
|
Strutture corporee
- Sistema nervoso
- Visione e udito
- Comunicazione verbale
- Sistemi cardiovascolare e immunologico, apparato respiratorio
- Apparato digerente e sistemi metabolico ed endocrino
- Sistemi genitourinario e riproduttivo
- Movimento
- Cute e strutture correlate
|
Fattori ambientali
- Prodotti e tecnologia
- Ambiente naturale e cambiamenti effettuati dall'uomo
- Relazione e sostegno sociale
- Atteggiamenti
- Sistemi, servizi e politici
|
Attività e partecipazione
- Apprendimento ed applicazione delle conoscenze
- Compiti e richieste generali
- Comunicazione
- Mobilità
- Cura della propria persona
- Vita domestica
- Interazione e relazioni personali
- Aree di vita principali
- Vita sociale, civile e di comunità
|
La nuova classificazione è subentrata all'ICIDH il 21 maggio 2001
quale nuovo standard di classificazione dello stato di malattia e di
salute.
Differenze tra le due prospettive
L'ICIDH era coerente con una prospettiva organicistica, e il punto di
partenza è sempre lo stato morboso (malattia congenita o sopravvenuta,
incidente) in seguito al quale si origina una menomazione, intesa come
perdita (o anomalia) funzionale, fisica o psichica, a carico
dell'organismo. Tale menomazione può sfociare in disabilità, intesa come
limitazione della persona nello svolgimento delle "normali" attività,
mentre questa può portare all'handicap, ovvero allo svantaggio sociale
che si manifesta nell'interazione con l'ambiente.
Quella dell'ICF è una prospettiva multidimensionale, che non si
limita solo ai fattori organici, definiti come "funzioni" e "strutture
corporee". In effetti l'intero schema dell'ICF è fondamentalmente una
ripartizione in due macrocategorie, a loro volte ulteriormente
suddivise:
- Parte 1: Funzionamento e disabilità, comprendente i fattori organici;
- Strutture corporee (organi e strutture anatomiche in genere)
- Funzioni corporee (le funzioni fisiologiche espletate da tali strutture)
- Parte 2: Fattori contestuali;
- Fattori ambientali (ovvero dell'ambiente fisico - sociale)
- Fattori personali, consistenti nella capacità d'interazione con l'ambiente fisico - sociale.
Ogni fattore interagisce con gli altri, ed i fattori ambientali e
personali non sono meno importanti dei fattori organici. Lo schema
generale è: funzioni e strutture corporee <--> Attività <-->
Partecipazione.
In sostanza l'ICIDH valutava i fattori di disabilità iniziando dalla
menomazione, mentre l'ICF valuta le abilità residue dell'individuo (tale
ottica è evidente sin dal nome dello standard, ovvero "classificazione
internazionale delle funzionalità"), sostituendo al concetto di "grado
di disabilità" quello di "soglia funzionale".
Ciò che è fondamentalmente diverso è l'ambito di applicazione: mentre
l'ICIDH è limitato al semplice ambito della disabilità, l'ICF descrive i
vari gradi di funzionalità partendo dall'interazione dei suoi fattori e
prevedendo anche diverse sottoclassi dello stesso parametro.
[3] |
- Strutture corporee
- Funzioni mentali
- Funzioni mentali globali
- Funzioni dell'orientamento
- Orientamento alla persona
|} Quindi la disabilità stessa viene vista in senso dinamico, in
quanto non solo dipendente da stati patologici cronici, ma anche da
fattori psichici e sociali, fattori necessariamente in costante
evoluzione.
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