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mercoledì 5 settembre 2012

"La disabilità non è un limite, ma un patrimonio per la collettività"




Metodo Zamboni sulla sclerosi multipla, Parte la sperimentazione nazionale
Lo specialista ha ipotizzato una correlazione tra la malattia (60mila gli italiani colpiti) e l’insufficienza venosa cronica. Coinvolti 19 centri di ricerca in 10 regioni. Studio al via a Ferrara con i primi 60 pazientidi ROSARIO DI RAIMONDO
Comincerà ufficialmente domani, nell’Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara la sperimentazione del metodo Zamboni, la tecnica d’intervento per combattere la sclerosi multipla studiata dall’ominimo specialista ferrarese, che con il suo studio Brave dreamsha spaccato la comunità scientifica nazionale e internazionale.
Settecento pazienti coinvolti in tutta Italia, dalla Lombardia alla Sicilia, 2,7 milioni di euro stanziati dalla giunta dell’Emilia-Romagna, 19 centri di ricerca interessati in 10 regioni. Tutto per capire scientificamente se esiste una correlazione tra la malattia, che nel nostro Paese riguarda 60mila persone, e l’ostruzione delle vene giugulari (Insufficienza venosa cronica cerebrospinale, CCSVI). E quindi, “valutare l’efficacia clinica della angioplastica venosa in persone con sclerosi multipla”, come ha scritto 5 mesi fa in una delibera la Regione, nel momento in cui ha concesso i fondi.
Si parte dai primi 60 pazienti di Ferrara, città dove Paolo Zamboni dirige il Centro malattie vascolari dell’Università. La sperimentazione proseguirà a Bologna, dove invece lavora il suo collega Fabrizio Salvi, neurologo dell’ospedale Bellaria. Sono stati loro due i primi a credere che, nonostante la sclerosi multipla, si può riconquistare una vita normale. Il metodo consiste nel dilatare con una sorta di “palloncino” le vene giugulari ostruite del paziente, ristabilendo il normale flusso di sangue. Una terapia che può restituire, secondo i medici, la possibilità di compiere gesti impossibili per una persona affetta dalla malattia, a partire dal muovere semplicemente un braccio.
Brave dreams, sogni coraggiosi, il progetto da cui è nato anche un libro scritto con il giornalista diRepubblica Marco Marozzi, è quindi ai nastri di partenza, tra chi crede che questa sia una terapia rivoluzionaria e chi è invece scettico sulla sua utilità. “Provo una gioia incommensurabile, i primi risultati sono incoraggianti” diceva qualche mese fa Zamboni, appena ricevuto il finanziamento milionario dall’assessore alla Sanità Carlo Lusenti. Domani 60 persone si sottoporranno alla sperimentazione, che sarà seguita passo passo da un Comitato tecnico scientifico, e che pian piano arriverà in tutta Italia.

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