Metodo Zamboni sulla sclerosi multipla, Parte la sperimentazione nazionale
Lo
specialista ha ipotizzato una correlazione tra la malattia (60mila gli
italiani colpiti) e l’insufficienza venosa cronica. Coinvolti 19
centri di ricerca in 10 regioni. Studio al via a Ferrara con i primi 60
pazientidi ROSARIO DI RAIMONDO
Comincerà
ufficialmente domani, nell’Azienda ospedaliero-universitaria di
Ferrara la sperimentazione del metodo Zamboni, la tecnica d’intervento
per combattere la sclerosi multipla studiata dall’ominimo specialista
ferrarese, che con il suo studio Brave dreamsha spaccato la comunità scientifica nazionale e internazionale.
Settecento
pazienti coinvolti in tutta Italia, dalla Lombardia alla Sicilia, 2,7
milioni di euro stanziati dalla giunta dell’Emilia-Romagna, 19 centri
di ricerca interessati in 10 regioni. Tutto per capire scientificamente
se esiste una correlazione tra la malattia, che nel nostro Paese
riguarda 60mila persone, e l’ostruzione delle vene giugulari
(Insufficienza venosa cronica cerebrospinale, CCSVI). E quindi,
“valutare l’efficacia clinica della angioplastica venosa in persone con
sclerosi multipla”, come ha scritto 5 mesi fa in una delibera la
Regione, nel momento in cui ha concesso i fondi.
Si parte dai
primi 60 pazienti di Ferrara, città dove Paolo Zamboni dirige il Centro
malattie vascolari dell’Università. La sperimentazione proseguirà a
Bologna, dove invece lavora il suo collega Fabrizio Salvi, neurologo
dell’ospedale Bellaria. Sono stati loro due i primi a credere che,
nonostante la sclerosi multipla, si può riconquistare una vita normale.
Il metodo consiste nel dilatare con una sorta di “palloncino” le vene
giugulari ostruite del paziente, ristabilendo il normale flusso di
sangue. Una terapia che può restituire, secondo i medici, la
possibilità di compiere gesti impossibili per una persona affetta dalla
malattia, a partire dal muovere semplicemente un braccio.
Brave dreams, sogni coraggiosi, il progetto da cui è nato anche un libro scritto con il giornalista diRepubblica Marco
Marozzi, è quindi ai nastri di partenza, tra chi crede che questa sia
una terapia rivoluzionaria e chi è invece scettico sulla sua utilità.
“Provo una gioia incommensurabile, i primi risultati sono incoraggianti”
diceva qualche mese fa Zamboni, appena ricevuto il finanziamento
milionario dall’assessore alla Sanità Carlo Lusenti. Domani 60 persone
si sottoporranno alla sperimentazione, che sarà seguita passo passo da
un Comitato tecnico scientifico, e che pian piano arriverà in tutta
Italia.
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